L'ultima battaglia del Bers.Pasquale De Frenza

 

Quota 221 di Sopalj

 

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Cenni storici.

 

Il 6 aprile 1941 le forze armate italo - tedesche invasero la Jugoslavia. I tedeschi penetrarono nel territorio iugoslavo attraverso l'Austria, l'Ungheria, la Romania, la Bulgaria.

Le truppe italiane varcarono il confine giulio penetrando prima in Slovenia spingendosi lungo la costa dalmata e congiungendosi con le altre truppe italiane provenienti da Zara e dall'Albania.

Trovandosi a dover fronteggiare un'invasione lungo tutti i confini nazionali, in pochi giorni l'esercito jugoslavo capitolò.

 

Queste le date più significative della campagna jugoslava :

 

6 APRILE - La Germania invade la Jugoslavia e dichiara guerra alla Grecia. L'aviazione tedesca bombarda Bergrado (Operazione “Castigo”).

Anche l' ltalia dichiara Guerra alla Jugoslavia.

10 APRILE - Occupazione tedesca di Zagabria e nascita della Croazia indipendente governata dal movimento filofascista degli "Ustascia" di Ante Pavelic.

11 APRILE - L’Ungheria dichiara guerra alla Jugoslavia. La II armata italiana, comandata dal Gen. Ambrosio, entra in Jugoslavia dalla Frontiera Giuliana.

12 APRILE - Le forze armate tedesche occupano Belgrado.

17 APRILE - Capitolazione dell’esercito jugoslavo. Re Pietro II e il governo, a bordo di aerei inglesi, vanno in esilio prima in Grecia e poi a Londra.

 

Se la conquista militare della Jugoslavia non incontrò rilevanti ostacoli, la gestione ed il controllo dei territori da parte delle forze dell' Asse , ed italiane in particolare, fu estremamente difficile. Queste dovettero ben presto misurarsi con un forte ed esteso movimento di resistenza, ( in primisil Partito Comunista di Jugoslavia, guidato da Tito, fino allora attivo clandestinamente, che assunse il ruolo di forza principale della resistenza nello Stato Balcanico), ma anche con le aspre divisioni tra gli opposti nazionalismi delle forze collaborazioniste ( cetnici, ustaca, domobranci).

 

 

Antefatto della battaglia di Sopalj.

 

Il 18 luglio 1942 un'imbarcazione in navigazione nel lago di Procliano (Prokljan) , nell'estuario del fiume Cherca (Krka) venne investita prima dal fuoco di armi automatiche dalla riva e quindi abbordata con altre barche.

La maggioranza dei 15 occupanti rimase uccisa o ferita. Fu ucciso anche un carabiniere che aveva cercato di difendere il natante.

L'impressione dell'evento sulla popolazione fu enorme.

Seguirono, pertanto, azioni di rastrellamento da parte del Battaglione Zara, partito da Vodizze (dove era giunto via mare), e del III battaglione del 26° Reggimento fanteria ( partito da Gacelezi e Vodizze).

I rastrellamenti, effettuati il 18 ed il 19 luglio nella zona di Rosline, prossimo a dove era avvenuto l'eccidio ed il 23 luglio nelle isole di Zlarino e Crappano, ebbero esito negativo.

 

 

La battaglia di quota 221 di Sopalj

 

Il 24 luglio, a seguito di segnalazioni pervenute, aveva inizio un nuovo rastrellamento a Nord del lago di Procliano, più a nord della zona inutilmente rastrellate il 19 e 20.

 

"Parteciparono all’ operazione il Battaglione Zara, il III Battaglione del 26° reggimento fanteria e il battaglione squadristi Tevere, con il concorso del battaglione squadristi Vespri e di una banda anticomunista. I Battaglioni Zara, III del 26° e Tevere dovevano convergere lungo le direttrici segnate nel qui riportato Allegato “E”, accerchiando i nuclei ribelli indicate nelle località segnate nello stesso e partendo alle ore 5 del 24.

 

Allo scopo di impedire la fuga dei partigiani una compagnia del battaglione squadristi Vespri, dislocata a Pirovazzo (Pirovac), doveva occupare la quota V. Vrh (m 180) che dominava la carreggiabile Stancovazzo - Stretto (Tijesno) ed ha di fronte il Monte Gradina, mentre un’altra compagnia dello stesso battaglione con una banda anticomunista, dislocate tra Zaton e Vodizze, dovevano portarsi sul Kovca (m 124), dove la rotabile proveniente da Mala Cista si biforcava nelle direzioni di Vodizze e di Zaton.

 

Il comando dell’operazione spettava al Col. Cadorna, comandante del settore di Sebenico, che avrebbe posto il suo comando a Vodizze.

 

[…] La 12° compagnia, comandata dal Ten. B. De Gavardo, con i S. Ten. Stefanelli e Quartulli, rinforzata da un plotone mitraglieri, comandato dal S.Ten. De Denaro, muove sulla sinistra. La 10° compagnia (meno un plotone), comandata dal S. Ten. F. Cossutta, con i S. Ten. Janni e De Paolis, rinforzata da un plotone mitraglieri, muove a destra. L’11° compagnia, comandata dal Ten. P. Aquilino, con i S.Ten. Canzia, Campanini e Politi, procede al centro leggermente arretrata. Il comando di battaglione muove dietro l’11° compagnia con il plotone comando e con due squadre mitraglieri di rincalzo. Un plotone della 10° compagnia segue come retroguardia. Con il battaglione muovono due radio assegnate per i collegamenti con il comando superiore e con i battaglioni cooperanti, nonché un nucleo di carabinieri per i contatti con i civili eventualmente incontrati nella zona.

 

 

Lo svolgimento dell’azione è raccontato nella relazione del 26 luglio a firma del Maggiore Ernesto Nardecchia:

 

Per avere ulteriori notizie circa la dislocazione dei ribelli nella zona e per potere meglio riconoscere il terreno, avevo assegnato quale guida ad ogni comandante di cp. un borghese di Trebocconi.

Il btg. percorreva il primo Km celermente senza alcuna novità.

Dopo il bivio di V. Gospa essendosi fatto il terreno più difficile per la folta vegetazione e per i numerosi dislivelli da superare la marcia si faceva più lenta anche per dar tempo ai reparti di rastrellare bene la zona […]”

 

All’altezza di Spadina la 12° cp. notava un piccolo autocarro che si allontanava verso occidente. Verso le 10 il btg. sboccava nella piana di Dubrava antistante le quote di Sopalj e di Gradina. Le pattuglie avanzate stavano iniziando la salita delle pendici del monte allorché raffiche di armi automatiche e fucileria svelavano la presenza dei ribelli sulle quote antistanti.

La posizione scelta dai ribelli era oltremodo favorevole alla loro difesa: terreno carsico con poca vegetazione bassa, tutto spuntoni di roccia e terrazze che susseguivano per le ripide pendici fino al crinale. Su questo terreno avevano appostato armi loro attendendo che i bersaglieri serrassero sotto per colpirli con tiro mirato.

I reparti acceleravano la marcia ed iniziavano decisamente a salire. Dalla prima reazione nemica il concentramento delle forze ribelli si era rivelato particolarmente robusto su q. 221 di Sopalj.

La 10° cp. si spostava leggermente più a destra per attaccare sul fianco: la 11° cp. continuava nella sua direttrice ed attaccava frontalmente q. 221. La 12° cp. era costretta ad inviare un plt. su uno sperone di q. 85 da dove un centro di fuoco nemico batteva il fianco del btg. Occupata detta quota vi inviava il plt mtr. affinché potesse efficacemente accompagnare l’azione. Quindi tutta la cp. puntava sulla sella fra q. 221 ed il Gradina.

Man mano che le cp. avanzavano il tiro dei ribelli si faceva più rabbioso e preciso.

Senza sostare i bersaglieri proseguivano nell’azione: sfruttando il fuoco delle loro armi e la celerità del movimento superavano di slancio ad una ad una le numerose balze che portavano verso la quota. Particolarmente duro il compito della 11° cp. che doveva avanzare in terreno completamente battuto dal nemico, ormai a breve distanza.

Per alleggerire la pressione su detta cp. ordinavo alla 10° e alla 11° di stringere sotto q. 221.

I ribelli dalle loro postazioni sicure continuavano a reagire con fuoco intenso e preciso. I reparti continuavano a guadagnare terreno: tutti avevano serrato sotto: i mitraglieri s’erano portati in linea con i fucilieri e sparavano continuamente per facilitare il compito ai compagni.

Senza esitare lanciano contro le postazioni nemiche ormai vicine le bombe a mano: i bersaglieri si buttarono con impeto contro gli ultimi spalti di roccia.

I ribelli, dopo un ultimo tentativo di fermare col fuoco di tutte le loro armi sparando anche con i fucili da caccia, lanciando bombe a mano, la nostra avanzata, temendo di essere presi alle spalle dai reparti di fanteria che stavano allora iniziando la salita delle pendici nordovest del Gradina, abbandonavano precipitosamente la quota buttandosi sul rovescio del Gradina che appariva ancora libero.

Alle ore 12,35 la 11° cp. aveva occupato q. 221 di Sopalj. La 12° cp., che era stata duramente impegnata, proseguiva l’azione inseguendo i ribelli, con fuoco dei fucili mitragliatori che aprivano larghi vuoti nei gruppi dei fuggitivi. […]

 

Alle ore 13,45 la 12° cp. occupava la prima quota di Gradina: contemporaneamente giungevano su q. 273 gli esploratori del III btg. del 26° rgt. con i quali il comandante della 12° cp. prendeva collegamento. La 10° cp. teneva l’ultima quota di Sopalj alla destra della 11° cp. e successivamente inviava un plt. a rastrellare quota 103 di Malinica che appariva ormai deserta.

 

Su q. 221 e q. 273 venivano trovati 9 postazioni per armi automatiche e numerosissimi ripari per fucilieri. Dal numero abbondante di bossoli trovati dentro tali postazioni è da ritenere che la banda sia stata ben fornita di munizioni.

 

Il btg. aveva iniziato l’attacco alle ore 9,30 dopo 5 ore di aspro combattimento tutti gli obiettivi erano stati raggiunti.

I reparti sostavano sulle posizioni ed iniziavano il recupero dei nostri caduti.

 

Perdite subite dal btg.:

 

2 ufficiali – 1 sottufficiale – 8 bersaglieri morti;

21 bersaglieri feriti.

 

Le perdite subite dal nemico devono considerarsi un centinaio circa: fra questi,varie donne di giovane età vestite da uomo.”[…]

 

L’ultima considerazione della relazione riguarda il comportamento degli uomini del battaglione:

 

 in questa azione ufficiali, sottufficiali e bersaglieri sono stati pienamente degni delle loro tradizioni: irresistibili nell’attacco, impetuosi nell’assalto con grande sprezzo del pericolo. Conquistate le quote hanno guardato i loro compagni caduti: erano tutti i migliori: sono già stati vendicati. Desiderio e proposito di seguirne l’esempio, di emularli nel loro ardimento e nel loro valore. I feriti hanno sostato ore sotto il sole implacabile con gravi ferite senza acqua: non un lamento, fieri del loro sacrificio, di avere battuto l’odioso nemico.” […]

 

 

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Indimenticabile resta per i reduci il ricordo dei caduti: S. Ten. Antonio de Denaro, S. Ten. Agostino Quartulli, Serg. Evangelista Donati, caporale Proni, bersaglieri Casagrande, Evangelista, Pasquale De Frenza, Armando Carassai, Guido Crisalidi, Settimio Ciculi , Luigi Terzaroli.

 

Al S. Ten. Antonio de Denaro, nato a Sebenico e residente a Zara, al S. Ten. Agostino Quartulli, di Terracina, ed al bersagliere Pasquale De Frenza di Bari (già decorato di Medaglia di bronzo) venne conferita la Medaglia d’Argento al Valore Militare ( alla Memoria ).

 

Alla memoria del bersagliere Carassai, marchigiano, venne assegnata la Medaglia di Bronzo al V.M.

 

 

 

 

Nota:

i testi in corsivo sono stati tratti da scritti del Gen. Elio Ricciardi